Questo è un racconto che devi immaginare fuori dal tempo, come se tu potessi concepire il futuro ed il passato reali come l’adesso. La frenesia della nostra vita ci porta a perdere quella confidenza e fiducia in noi stessi che è il maggior segno dell’equilibrio nella nostra mente.
Stranamente la sanità e la serenità mentale non dipendono dalla nostra intelligenza o dal nostro sapere, ma da quanto siamo capaci di vedere l’armonia dei nostri buoni intenti e dalla nostra fiducia nell’essere umano stesso che vediamo in ogni sguardo che incontriamo. Ho usato la parola buoni per i nostri intenti migliori e non la parola positivi perché il significato primo di questa parola che era quello di “posto”, “messo lì”, “fissato” è uscito dalla nostra mente quasi che il causare qualcosa sia una cosa da nascondere.
Il concetto di causatività era collegato con il “bene“, mentre la negatività con quello di non fare niente, essere inerti, neutrali, con il male. Ci sentiamo vivi solo se possediamo questo e quello, il nostro più grande terrore è quello di essere poveri, ci struggiamo per raggiungere una quantità che mettiamo lì a creare qualcosa che gli altri possano essere certi che c’è, così sanno che esistiamo, oggi è un gippone, ieri era una piramide.
Ti ricordi quando da bambino davi la vita ad una bambola o ad un soldatino o ad un mostro? Parlava, pensava, era vivo perché tu avevi deciso che lo fosse, prova a farlo oggi, penseresti che sarebbe sciocco o stupido o avresti vergogna, in verità dovresti sforzarti di farlo, quella è la misura in cui non sei più capace di creare la vita. Non c’è niente che ti possa dare la vita se non la fiducia nelle tue buone azioni perché l’unica entità che ti può negare di comunicare, di ridere, di piangere, di vivere sei solo tu.
TU sei il positivo, tutto quello che ti sforzi di possedere è il negativo o l’inerte.
La storia che segue non ha un unico protagonista perché l’attore principale sei tu.
Questo è un gioco in cui darai la vita a dei segni neri su una pagina, sentirai emozioni, sia belle che brutte, penserai, come se fossi un verme che sente i buoni odori e i sapori della terra e il doloroso calore del sole che lo fa rifuggire nel suolo o come se fossi il vento che non trova mai riposo, sempre intento come è a correre cercando di tappare i buchi di bassa pressione nell’atmosfera perché tu possa sempre respirare. Ti chiedo di usare la tua fantasia per lasciarti cullare da un ricordo antico per dimostrarti che la modernità non sta in quello che saremo, ma in quello che siamo stati, non nelle azioni, ma nello spirito di amore.
Compassione, aiuto, solidarietà verso tutto il creato, che siano uomini, animali, piante, terra o cielo, perché tu sei anche ognuna di queste cose che ti piaccia o meno, lo hai dimenticato? C’è stato un tempo in cui non c’era niente, non cibo nel frigo, non armi taglienti, niente vestiti caldi, niente latte in polvere, niente di niente, se non quello che la natura ci ha dato, però c’era voglia di vivere, di essere positivi, di creare.
Se ti impegni puoi ricordare come era bello, da bimbo, giocare con un amico. Ricordi la gioia, l’interesse nel dare la vita ad un pezzo di plastica che faceva discorsi interminabili con le sole 200 parole che conoscevi? La più pronunciata era “amico” la più bella parola che esista, ma anche quella più rara a cui dare un volto, sai perché? Perché ci hanno detto una bugia. Perché un amico non si trova, un amico si crea, facendo qualcosa per Lui, per il solo fatto che se Lui è felice anche Tu lo sei.
Puoi essere il vento o il sole senza prima comprendere la persona che hai di fronte? Non è troppo tardi, torniamo indietro ad un tempo in cui non esisteva nulla, ma in cui non mancava quello che conta di più, l’essere positivi, il causare il gioco della propria ed altrui esistenza.
Ti ricordi di come si dà la vita ad un pezzo di plastica, colorata?